biblioverifica

FONTI: normattiva

Il progetto “Normattiva” si basa sull’impiego di innovative tecnologie informatiche per la creazione di un servizio affidabile, gratuito e completo di informazione sulle leggi italiane.

http://www.normattiva.it/ricerca/semplice

IL COORDINAMENTO DELLE INIZIATIVE PUBBLICHE PER L’INFORMATIZZAZIONE E LA CLASSIFICAZIONE DELLA NORMATIVA VIGENTE

Con l’apertura del sito http://www.normattiva.it si dà attuazione all’articolo 107 della legge n. 388 del 2000 che aveva disposto l’istituzione di un fondo destinato al finanziamento di “iniziative volte a promuovere l’informatizzazione e la classificazione della normativa vigente al fine di facilitarne la ricerca e la consultazione gratuita da parte dei cittadini, nonché di fornire strumenti per l’attività di riordino normativo” e aveva affidato tale compito alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati.

Nel 2008 il Parlamento è nuovamente intervenuto sulla materia, approvando il decreto-legge n. 200 che ha confermato le finalità e la struttura interistituzionale del progetto, affidando nel contempo al Ministro per la semplificazione normativa un compito di coordinamento delle attività e disponendo la convergenza presso il Dipartimento degli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri di “tutti i progetti di informatizzazione e di classificazione della normativa statale e regionale in corso di realizzazione da parte delle amministrazioni pubbliche”. Lo stesso decreto – per dare più forza e incisività al coordinamento fra tutti i soggetti pubblici – reca la seguente disposizione: “Non è in alcun caso consentito il finanziamento, a carico di bilanci pubblici, di progetti di classificazione e di accesso alla normativa vigente non rientranti nell’ambito delle attività coordinate ai sensi del presente decreto”.

 

 

I CARATTERI QUALIFICANTI DEL PROGETTO

La multivigenza

Con questo termine si intende che le leggi presenti nella banca dati “Normattiva” potranno essere consultate nelle tre seguenti modalità:

nel loro testo originario, come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale;

nel testo vigente, e quindi effettivamente applicabile, alla data di consultazione della banca dati;

nel testo vigente a qualunque data pregressa indicata dall’utente.

La completezza

La banca dati, nella sua versione definitiva, comprenderà l’intero corpus normativo statale dei provvedimenti numerati (leggi, decreti legge, decreti legislativi, altri atti numerati), dalla nascita dello Stato unitario, valutato, al 31 dicembre 2009, in circa 75.000 atti.

L’accessibilità delle norme

Il cittadino sarà aiutato in un percorso non sempre agevole fra leggi e disposizioni, attraverso strumenti che consentono la ricerca per concetti e per classi di materie.

L’immediatezza dell’aggiornamento

L’aggiornamento della banca dati con il testo delle nuove norme pubblicate in Gazzetta Ufficiale avverrà entro 1 ora dalla pubblicazione della Gazzetta certificata sul sito dell’Istituto Poligrafico dello Stato. L’aggiornamento delle norme modificate avverrà, di norma, entro i successivi 3 giorni e comunque entro i successivi 15 giorni, nel caso di un numero rilevante di modifiche.

EVENTI: @DFPaib Giornata della documentazione di fonte pubblica: vent’anni di evoluzione dell’informazione nel settore pubblico @AIB_it

In occasione del ventennale del Repertorio DFP: Documentazione di fonte pubblica in rete (1997-2017)

Associazione italiana biblioteche. Redazione DFP in collaborazione con il Polo Bibliotecario parlamentare



Roma, Polo bibliotecario parlamentare, 4 dicembre 2017
ingresso c/o Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, piazza della Minerva 38

MATTINA ore 10-13
Saluti istituzionali (Associazione italiana biblioteche, Biblioteca del Senato, Biblioteca della Camera, Redazione DFP)
“Gestione, conservazione e valorizzazione dell’informazione del settore pubblico”

– Giovanni Bergamin, Chiara Storti (Biblioteca nazionale centrale di Firenze), Progetti di conservazione del patrimonio di fonte pubblica digitale
– Gabriele Ciasullo (AGID, Servizio banche dati e open data), Open data e programmi dell’Agenzia
Alexia Sasso, Stefania Bergamasco (Biblioteca dell’Istat), Giano contro Crono: il panorama internazionale e il caso Istat per la conservazione delle banche dati
– Fernando Venturini (Biblioteca della Camera dei deputati), L’editoria pubblica in rete tra autonomia e controllo: habent sua fata libelli?
– Piero Cavaleri (Redazione DFP), La documentazione di fonte pubblica internazionale e gli echi in Italia


POMERIGGIO ore 14-16
“Educare all’informazione del settore pubblico: Information literacy education, reference e DFP”

– Chiara De Vecchis e Lucia Panciera (Biblioteca del Senato, Biblioteca della Camera dei Deputati), Esperienze di information literacy parlamentare
– Roberta Nanula (Banca d’Italia. Servizio tutela dei clienti e antiriciclaggio. Divisione Educazione finanziaria), L’educazione finanziaria in Italia. Criticità e prospettive
– Maurella Della Seta (Istituto superiore di sanità), L’informazione sulla salute: alcune esperienze di fonte pubblica
– Antonella Agosti (Biblioteca del Consiglio regionale della Lombardia), La formazione alla documentazione delle Assemblee legislative regionali

– Lucia Antonelli (Biblioteca Albo nazionale segretari comunali e provinciali), Documentazione di fonte pubblica tra open data, data journalism e fake news

– Alessandra Cornero (Formez PA), Migliorare l’accesso all’informazione digitale del settore pubblico: competenze e strumenti


 

Conclusione: Laura Ballestra (Coordinatore Redazione DFP), Proposta per un Manifesto sulla DFP
La partecipazione alla Giornata prevede una registrazione che si potrà effettuare fino al raggiungimento del numero dei posti disponibili.
Per la registrazione utilizzare l’apposito modulo web http://www.aib.it/attivita/2017/65337-giornata-dfp-20171204/
E’ richiesto un abbigliamento decoroso nel rispetto dell’Istituzione

 

 

FONTI: Gazzetta Ufficiale

 

Banche Dati

La selezione di tale opzione permette di accedere ad alcuni archivi tematici, originati da informazioni pubblicate in Gazzetta Ufficiale, che consentono di restringere il campo di ricerca ad ambiti specifici.
Ci si riferisce, nello specifico, all’archivio:
delle “Specialità Medicinali” che consente, ad esempio, di tracciare l’evoluzione autorizzativa che una specialità medicinale e/o di una sua “confezione” ha avuto nel tempo;
delle “Direttive UE e dei relativi recepimenti” che, con varie modalità di ricerca, consente di accedere all’archivio delle Direttive emanate dall’Unione Europea ed associate, se attuate, ai relativi atti di recepimento;
delle “Raccolte legislative” che consente di accedere direttamente alla “Costituzione” ed ai principali “Codici” disponibili in Banca Dati;
del “Catasto” che riporta, suddivise per zona censuaria, categoria e classe, le tariffe d’estimo catastale degli immobili di ogni Comune del territorio nazionale.

 

Dal 1º gennaio 2013 il Ministero dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con il Ministero della Giustizia e con l’apporto dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, rende disponibile gratuitamente, nelle sue varie serie, la Gazzetta Ufficiale in formato digitale.

Accedendo al sito http://www.gazzettaufficiale.it, rinnovato nella grafica e nei contenuti, è infatti possibile ricercare e visualizzare singole pubblicazioni oppure, nel caso della versione testuale, singoli atti (ricercabili anche per parola significativa) in un’ampia Banca Dati contenente le Gazzette Ufficiali, in formato testuale e/o PDF (in funzione del periodo storico di riferimento), pubblicate anche negli anni passati.

Il servizio consente, infatti, di ricercare e visualizzare le Gazzette Ufficiali in:

  • Formato “testuale”per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile ricercare le singole pubblicazioni oppure gli atti (normativi ed amministrativi) in esse pubblicati.Il sistema mette a disposizione tutte le Gazzette Ufficiali pubblicate a partire dalla data indicata:
    Serie Data di pubblicazione
    Serie Generale 2 gennaio 1988
    1ª Serie Speciale – Corte Costituzionale – dall’8 gennaio 1988 “complete”
    – dal 28 luglio 1956 al 30 dicembre 2007 “solo dispositivi della Corte”
    2ª Serie Speciale – Unione Europea – dal 4 gennaio 1988 al 31 marzo 2001 soltanto i titoli degli atti
    – dal mese di aprile 2001 l’intero atto in formato PDF
    3ª Serie Speciale – Regioni 2 gennaio 1988
    4ª Serie Speciale – Concorsi ed Esami 3 agosto 1999
    5ª Serie Speciale – Contratti Pubblici 3 gennaio 2007
    Parte II 2 gennaio 1990

    Nel caso della GU 2ª Serie Speciale – Unione Europea è possibile visualizzare, fino al mese di marzo 2001, soltanto i titoli degli atti; dal mese successivo è possibile visualizzare, a partire dal relativo titolo, anche l’intero atto in formato PDF.Le ultime Gazzette Ufficiali pubblicate verranno opportunamente segnalate sull’home page del sito contestualmente all’aggiornamento (quotidiano) del relativo archivio.

    Il sistema rende disponibili, in versione originale, anche gli “atti normativi” pubblicati dal 1933 al 1987.

  • Formato “grafico PDF”per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile visualizzare e scaricare le singole pubblicazioni.Il sistema mette a disposizione tutte le Gazzette Ufficiali pubblicate a partire dalla data indicata:
    Serie Data di pubblicazione
    Serie Generale 2 gennaio 1986
    1ª Serie Speciale – Corte Costituzionale 7 gennaio 2009
    2ª Serie Speciale – Unione Europea 2 aprile 2001
    3ª Serie Speciale – Regioni 3 gennaio 2009
    4ª Serie Speciale – Concorsi ed Esami 2 gennaio 2009 (supplementi dal 4 gennaio 2002)
    5ª Serie Speciale – Contratti Pubblici 3 gennaio 2007
    Parte II 1 marzo 2001

    È possibile visualizzare, per ogni pubblicazione, le singole pagine oppure l’intera Gazzetta Ufficiale in “PDF non certificato” che, a partire dal 2009, viene affiancata da quella in “PDF certificato”.L’archivio è aggiornato quotidianamente.

  • Formato “grafico PDF” per le Gazzette Ufficiali pubblicate antecedentemente al 1986 – Gazzetta Storica (*)per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile visualizzare e scaricare le singole pubblicazioni.Il sistema mette a disposizione le Gazzette Ufficiali della Parte I pubblicate nel periodo indicato:
    Serie Data di pubblicazione
    Parte I 1 gennaio 1946 – 10 giugno 1946
    Serie Data di pubblicazione
    Parte I 20 giugno 1946 – 31 dicembre 1985
    Parte I 24 marzo 1956 – 31 dicembre 1985
    Parte I – CEE 1985

    È possibile visualizzare, per ogni pubblicazione, le singole pagine oppure l’intera Gazzetta Ufficiale in “PDF non certificato”.Nell’archivio della Gazzetta Ufficiale storica alcune pubblicazioni potrebbero risultare assenti; è tutt’ora in corso l’attività di reperimento ed acquisizione delle pubblicazioni mancanti finalizzato al completamento dell’archivio.

    (*) la Parte prima della Gazzetta Ufficiale, a decorrere dal 1º gennaio 1986, è stata suddivisa, con D.M. 24 settembre 1985, in una “Serie Generale” ed in altre tre serie (poi divenute cinque) destinate a pubblicare atti specifici.

 

EVENTI: Moving to Open-ness & Knowledge. #Università e la #CommissionEU come hubs per l’innovazione #30novembre @cdeUniteramo


Moving to Open-ness & Knowledge. #Università e la #CommissionEU

30 novembre 2017 – Campus Aurelio Saliceti
Il Centro di documentazione europea dell’Università di Teramo presenta un seminario e due workshops sul tema: “Moving to Open-ness & Knowledge. L’Università e la Commissione Europea come hubs per l’innovazione: strategie digitali, aperte, collaborative e partecipative“. Gli incontri offriranno una panoramica sulle politiche della Commissione Europea e delle Università per lavorare sui contenuti e dati in formato aperto per progetti legati alla ricerca, educazione, e terza missione.

Info
Carla Colombati – CDE (Centro di documentazione europea) Università di Teramo
ccolombati@unite.it – +390861266075

#seminario #workshop il #30novembre “Moving to Open-ness & Knowledge. #Università e la #CommissionEU come hubs per l’innovazione”
#EU60 #OpenScience #Horizon2020 #OpenAire #OpenEducation #EuropeForCulture #CulturalHeritage @europainitalia

STRUMENTI: #AGCOM tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione #16novembre 2017 @agcomunica

AGCOM: ISTITUITO TAVOLO TECNICO PER CONTRASTARE DISINFORMAZIONE ONLINE

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha istituito il “Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali” che ha l’obiettivo di promuovere l’autoregolamentazione delle piattaforme e lo scambio di buone prassi per l’individuazione ed il contrasto dei fenomeni di disinformazione online frutto di strategie mirate. L’iniziativa, decisa con la delibera 423/17/CONS, dà seguito all’attività di analisi avviata nei mesi scorsi sul sistema dell’informazione online, che ha evidenziato le peculiari caratteristiche del contesto italiano in rapporto a temi di grande attualità nel dibattito sull’evoluzione di Internet, quali il crescente utilizzo dei social network anche nelle campagne elettorali e referendarie e la diffusione di strategie di disinformazione mediante le piattaforme digitali. Sulla scorta di queste considerazioni e consapevole della complessità, anche tecnica, delle questioni sottese alla garanzia del pluralismo informativo sulle piattaforme online, il Consiglio dell’Autorità ha inteso istituire una sede di confronto finalizzata al sostegno e al monitoraggio delle iniziative di autoregolamentazione poste in essere dai principali attori economici interessati: le piattaforme digitali, gli editori e le imprese che offrono servizi e contenuti audiovisivi online.

Il Tavolo tecnico è inoltre aperto al contributo di esperti, università, centri di ricerca e associazioni di settore. Tra gli obiettivi che Agcom si propone vi è anche quello di ricercare con gli operatori soluzioni condivise e adeguate al contesto nazionale, finalizzate alla rilevazione dei principali fenomeni di disinformazione online. La cooperazione tra i partecipanti al Tavolo e l’Autorità dovrebbe favorire l’adozione di codici di condotta e buone prassi in materia di detection, flagging e contrasto alle strategie di disinformazione alimentate da account falsi o inesistenti e legate a flussi economici, anche esteri, associati all’inserzionismo online. Le imprese e associazioni interessate ad aderire all’iniziativa sono invitate a presentare la propria candidatura all’Autorità nei modi e tempi fissati dall’Allegato A alla delibera 423/17/CONS.

Roma, 16 novembre 2017


STRATEGIA: diabete nuove cure complicanze secondo @portalediabete @IntDiabetesFed

“diabete nuove cure complicanze”
richiesto da giannina canu

STRATEGIA IN PDF scaricabile

cercando su web proponiamo di sottoporre a verifica le fonti:

A) Portale Diabete
http://www.portalediabete.org/
https://www.facebook.com/groups/50912214568/
https://twitter.com/portalediabete


B) “Diabetes Research Institute (DRI)” dell’Ospedale San Raffaele di Milano
http://dri.hsr.it/


C) progetto open source, non commerciale, gratuito e fai da te, che consente l’accesso in tempo reale al sensore per il monitoraggio remoto del livello di glucosio
http://deebee.it/
https://www.facebook.com/deebee.it/


D) Federazione Internazionale https://www.idf.org/
https://twitter.com/IntDiabetesFed
https://fb.com/intdiabetesfed


E) 14 novembre – giornata mondiale del diabete
https://www.idf.org/our-activities/world-diabetes-day




Diabete, ecco le fake news in rete
https://www.wired.it

Gli italiani eleggono i social a canale di informazione principale sul diabete, ma tra i primi 100 contenuti virali 60 sono bufale

EVENTI: III convegno annuale: “Scienza aperta e integrità della ricerca” @Aisa_OA

Scienza aperta e integrità della ricerca

Programma

9 novembre 2017

aula 113 via Festa del Perdono 7

ore 15-19

Emilia Perassi (Università di Milano, delegata per l’Open Access), Paola Galimberti(consigliera AISA, Università di Milano), Maria Chiara Pievatolo (vice-presidente AISA, Università di Pisa),  Apertura dei lavori

Alberto Baccini (Università di Siena) Giuseppe De Nicolao (Università di Pavia)
ANVUR: i dati chiusi della bibliometria di stato

L’Italia è probabilmente il paese del mondo occidentale dove l’ossessione per le etichette d’eccellenza sta modificando più profondamente i comportamenti dei ricercatori e delle istituzioni. Con l’esercizio di valutazione massiva della ricerca denominato VQR, si è inaugurata una fase di crescente controllo centralizzato, realizzato attraverso dispositivi apparentemente tecnici. Il tentativo di dare una giustificazione scientifica ai metodi di valutazione adottati nella valutazione ha generato un inedito conflitto tra dimensione politica, scientifica ed etica della ricerca. In questo contributo, l’attenzione è focalizzata sull’esperimento condotto e analizzato dall’Agenzia italiana per la valutazione della ricerca (ANVUR) per validare la metodologia adottata per la valutazione. Se ne descrive dettagliatamente la strategia di diffusione da parte dell’agenzia, con la pubblicazione di estratti dei rapporti ufficiali in working papers di diverse istituzioni, riviste accademiche e blog gestiti da think-tank. E si illustra un inedito conflitto di interessi: la metodologia e i risultati della valutazione della ricerca nazionale sono stati giustificati a posteriori con documenti scritti dagli stessi studiosi che hanno sviluppato e applicato la metodologia ufficialmente adottata dal governo italiano. Inoltre, i risultati pubblicati in questi articoli non sono replicabili, dal momento che i dati non sono mai stati resi disponibili a studiosi diversi da quelli che collaborano con ANVUR.

Mario Biagioli (Center for Science & Innovation Studies – UC Davis)
Metrics and misconduct: redefining “publication” and “evaluation”

Tradizionalmente, la frode scientifica e accademica è stata legata alla mentalità “publish or perish” e, più recentemente, alle nuove possibilità offerte dalle tecnologie di pubblicazione digitale. Voglio suggerire, invece, che oggi la frode sta attraversando una fase di profonda trasformazione, adattandosi ai nuovi regimi di valutazione basati su indici quantitativi, ed ai nuovi incentivi a loro associati. Questi sviluppi stanno influenzando sia la pratica che il concetto di frode. La definizione tradizionale di frode era radicata sull’opposizione fra verità e falsità, giusto e sbagliato, errore onesto e manipolazione intenzionale. Invece, alcune delle nuove forme di frode connesse e incentivate dai regimi quantitativi di valutazione accademica sembrano più vicine a pratiche di “gaming” che a chiare violazioni di norme etiche o legali. Queste nuove forme di frode ci spingono quindi a ridefinire la frode ma, allo stesso tempo, ci chiedono anche di ripensare sia il concetto di pubblicazione che di quello d’impatto.

Enrico Bucci (Sbarro Health Research Organization – Temple University, Philadelphia; Resis Srl – Ivrea)
Metriche bibliometriche ed effetti distorsivi su etica e produzione scientifica

La tendenza attuale ad inquadrare la ricerca scientifica di qualunque ambito come un’attività fortemente competitiva per i fondi e per l’avanzamento professionale è giustificata con l’argomentazione che, in presenza di un finanziamento pubblico limitato, le istituzioni che rappresentano il cittadino devono poter effettuare una scelta quanto più oculata possibile degli enti e dei ricercatori destinatari del denaro pubblico.
Sebbene questa argomentazione possa essere condivisibile, essa costituisce il punto di partenza per la creazione di un meccanismo che in realtà tradisce proprio lo scopo che si intende raggiungere, quello cioè di identificare la migliore ricerca ed i migliori ricercatori e di garantire il miglior ritorno possibile all’investimento del cittadino. Trascurando infatti di approfondire cosa si intende per migliori scienziati e per scienza più promettente, è facile dimostrare come le politiche concretamente messe in atto, tutte poggiate sull’uso distorto e in taluni casi assolutamente infondato di metriche bibliometriche più o meno complesse, soprattutto quando tali politiche si accompagnano ad una eccessiva concentrazione di fondi su pochi istituti e ricercatori “di eccellenza”, producono di fatto una profonda distorsione nelle finalità stesse della ricerca scientifica ed in ultima analisi portano ad un’esponenziale crescita di pubblicazioni manipolate e false. Poiché queste sono a loro volta utilizzate tal quali per la valutazione della ricerca, si genera un pericoloso meccanismo a feedback positivo, con il catastrofico risultato finale che si può prevedere, per cui tutte le risorse finiscono per essere allocate nella peggiore ricerca.

Giuseppe Longo (Centre Cavaillès, CNRS, Ecole Normale Supérieure, Paris; Department of Integrative Physiology and Pathobiology, Tufts University School of Medicine, Boston)
Scienza e senso: deformazioni scientiste del rapporto al reale

Una nuova correlazione sembra stabilirsi fra strumenti di valutazione e «scientismo». Da una parte, tecniche bibliometriche rendono difficile quel che in scienza più conta: lo spirito critico, l’idea veramente originale, l’apertura di nuovi spazi di senso, necessariamente non con-sensuali. Dall’altra, sempre più si fa credere che la scienza coincida con l’occupazione progressiva e completa del reale con gli strumenti che già si hanno. Così «metodi di ottimizzazione», originari e pertinenti in teorie fisico-matematiche del XIX secolo, pretendono di governare l’economia all’equilibrio, individuare l’ottimalità di traiettorie filogenetiche ed ontogenetiche in biologia, guidare il «deep learning» sui Big Data. Promesse mirabolanti (curare l’Alzheimer ed il Parkinson capendoli nel silicio, personalizzare la medicina grazie ad una perfetta conoscenza del DNA, prevedere senza capire grazie ai Big Data …) sono accompagnate dall’uso di strumenti ben consolidati o vetusti, a tutti comprensibili, di facile successo bibliometrico a breve termine e presentate con parole d’ordine allettanti (il percorso migliore, l’unico possibile, in economia, in biologia, … ; macchine per il «deep learning», con o senza «supervisione» e con «ricompense», che evocano un bambino Pavloviano che apprende). Le tante promesse garantiscono finanziamenti miliardari, definiscono i progetti di “eccellenza”; il dubbio scientifico, l’incertezza, il “risultato negativo”, la critica che esplora altri punti di vista, ne vengono esclusi. Così, progetti ricchissimi portano a valanghe di pubblicazioni e di citazioni, in giochi di rinvii reciproci; queste garantiscono nuovi finanziamenti.
Lo scientismo crede nel progresso cumulativo della scienza, lungo un’unica via possibile verso la verità, indicata ovviamente da chi detiene il “pacchetto di maggioranza”; le bibliometria è la misura e l’indicatore di tale progresso. Si metteranno infine in evidenza i legami stretti fra scienza e democrazia, fra scienza e costruzione storica di senso.

Moderatore: Roberto Caso (presidente AISA, università di Trento)

10 novembre 2017

Sala Napoleonica via Sant’Antonio 12

ore 9-13

Maria Cassella (Università di Torino)
Strumenti e pratiche per l’open science: l’open peer review tra opportunità e (qualche) perplessità

L’intervento si propone di offrire una prima riflessione sulle pratiche dell’open peer review, un termine cappello che racchiude diverse modalità alternative di revisione “aperta” tra pari.
Ford (2013), ad esempio ne cita otto, mentre Hellauer (2016) ne individua sette diverse tipologie.
L’open peer review migliora il processo di revisione rendendolo più aperto e trasparente. Il contributo cerca, tuttavia, di rispondere a due temi cruciali per il futuro dell’open peer review:

  1. come raccogliere una massa critica di contributi che siano scientificamente rilevanti;
  2. se l’open peer review possa dirsi qualitativamente superiore al sistema di revisione più tradizionale (single blind o double blind che sia).

Rispetto al primo problema l’autore propone come forma ottimale di opr non quella dell’open crowd review (open participation) che può essere utilizzata post-pubblicazione per raccogliere eventuali commenti e suggerimenti ma quella basata sull’invito a partecipare al dibattito rivolto ad una cerchia selezionata di revisori.Le diverse forme di opr non sono, infatti, neutrali rispetto alle comunità, ai gruppi di ricerca alle tipologie (monografia o articolo) e alle modalità di pubblicazione (piattaforma o rivista). Rispetto al secondo problema alcuni studi dimostrano la superiore valenza qualitativa dell’opr: Bormann (2011) e Maria K. Kowalczuk, et al. (2015).
L’adozione dell’opr nella comunicazione scientifica richiede un cambio di paradigma. La tecnologia e la scienza aperta stanno favorendo la diffusione di diverse forme di opr. Grazie alla revisione partitaria aperta la peer review riacquista il valore di servizio per le comunità di ricerca e si esalta il dialogo tra scienziati e tra discipline diverse. “Somewhere along the way in education, we forgot that peer review is a conversation. The peer-review process reminds us of those human connections.”(Brito et al. 2014). Rispetto al nesso con le norme mertoniane della scienza l’opr facilita e velocizza il riconoscimento pubblico del lavoro del ricercatore. Aggiunge al riconoscimento per il lavoro di ricerca anche il riconoscimento del lavoro dei revisori. Al tempo stesso rispetta il valore mertoniano del comunismo. Nel mondo dell’open science le norme mertoniane della scienza riprendono vigore, anche se restano imperfette.

Diego Giorio (Comune di Villanova Canavese – SEPEL Editrice)
Gli open data pubblici a supporto e validazione della ricerca

Nell’era dell’informazione, l’immenso patrimonio di dati detenuti negli uffici pubblici, può essere messo a disposizione di tutti: cittadini, studiosi, altre entità pubbliche e di ricerca. Dati demografici, nascite, morti con relative cause, rilievi topografici, cataloghi di musei e biblioteche, elementi sulle attività industriali ed artigianali, flussi di traffico… Solo per citare i primi esempi che vengono in mente di una lista quasi infinita.
Le norme già ci sono, la diffusione dei dati stenta però a decollare per tanti motivi, dalla penuria di tempo e di personale negli uffici, alla scarsa attitudine mentale degli impiegati, agli applicativi software non ancora adeguati. Con opportune campagne di informazione, e con l’auspicabile svecchiamento della PA, non si tratta tuttavia di un problema insormontabile.
Un secondo problema da non sottovalutare è l’anonimizzazione dei dati, che devono essere resi disponibili in forma sufficientemente dettagliata da essere utili e fruibili, ma abbastanza aggregata da non poter risalire all’interessato neppure per via indiretta, questione piuttosto scivolosa nell’era dei big data. Questo rischio si accentua per la peculiarità del territorio italiano, diviso in quasi 8000 Comuni anche molto piccoli.
Assumendo comunque che i dati siano disponibili e correttamente gestiti, l’effetto non può che essere positivo per i ricercatori e per chi deve verificare il loro lavoro. Inoltre, poiché non sempre i dati in possesso della PA sono corretti e completi, potrebbe verificarsi anche il percorso inverso, ovvero la correzione di errori ed anomalie rilevate nel corso della ricerca.
Insomma, un circolo virtuoso che non è facile innescare ma che, una volta messo in moto, non può che portare benefici a tutta la società.

Daniela LuziRoberta RuggieriLucio PisacaneRosa Di Cesare (CNR – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali, Roma)
Open peer review dei dati: uno studio pilota nelle scienze sociali

L’open peer review (OPR) può essere applicata a tutte le tipologie di risultati della ricerca, dagli articoli scientifici, alle proposte di progetto fino ai dataset. Tuttavia, a partire dalla sua definizione, vanno ancora analizzati i criteri e modalità per assicurare una valutazione trasparente ed efficace per il progresso della ricerca scientifica. Ciò si inquadra nell’ambito dell’Open Science che coglie l’esigenza di analizzare le trasformazioni strutturali e tecnologiche nel sistema della comunicazione scientifica odierna. E’ proprio in tale contesto che i principi di Merton – in particolare quelli di communality e organized skepticism – diventano importanti punti di riferimento.
Questo studio ha lo scopo di analizzare l’applicabilità della revisione paritaria aperta dei dati della ricerca prodotti nelle discipline afferenti alle scienze sociali. Lo studio inserisce nel progetto europeo OpenUP (OPENing UP new methods, indicators and tools for peer review, dissemination of research results, and impact measurement), che intende analizzare le trasformazioni nell’attuale scenario della ricerca scientifica allo scopo di 1) identificare meccanismi, processi e strumenti innovativi per la peer review applicata a tutti i risultati della ricerca (pubblicazioni, software e dati), 2) esplorare i meccanismi della disseminazione innovativa efficaci per le imprese, l’industria, il settore educativo e la società nel suo insieme e 3) analizzare un insieme di nuovi indicatori (altmetric) che valutano l’impatto dei risultati della ricerca collegandoli ai canali per la disseminazione.
OpenUp utilizza una metodologia centrata sull’utente. Questo approccio metodologico non solo coinvolge tutti gli stakeholder (ricercatori, case editrici, enti che finanziano la ricerca, istituzioni, industria e il pubblico in generale) in una serie di workshops, conferenze e corsi di formazione, ma vuole testare i risultati acquisiti in un set di studi pilota. Questi ultimi sono collegati ai tre pilastri del progetto (revisione paritaria, disseminazione innovativa dei risultati e altmetric) e sono applicati ad alcune comunità e settori della ricerca specifici: scienze umane, scienze sociali, energia e scienze della vita.
Nello specifico il lavoro presentato intende descrivere la metodologia usata per sviluppare lo studio pilota sull’OPR dei dati nelle scienze sociali. In particolare si concentra sulla prima fase che intende ricostruire il contesto generale della diffusione e condivisione dei dati. Sulla base di questa analisi, saranno identificati i criteri di selezione della comunità da coinvolgere nello studio pilota, insieme alle caratteristiche e alle problematiche specifiche che verranno successivamente indagate durante il suo svolgimento. L’analisi prende in considerazione sia la prospettiva di coloro che forniscono i dati sia quella degli utenti che li utilizzano. Essa si pone nella prospettiva di considerare i principi Mertoniani ed in particolare le problematiche legate alla loro applicabilità nella condivisione e valutazione dei dati della ricerca.

Silvia Scalzini (LUISS Guido Carli, Lider Lab – Dirpolis Scuola Superiore Sant’Anna)
A chi appartengono le mie idee? Un itinerario tra diritto ed etica attorno al concetto di ‘scientific authorship’ nell’era della scienza aperta

Un lavoro scientifico, a qualunque branca del sapere appartenga, è il frutto di intuizione, dedizione e della costruzione di una profonda conoscenza dell’argomento. Uno dei problemi più spinosi è la corretta attribuzione di un lavoro scientifico a colui o coloro che lo hanno posto in essere. Tale difficoltà deriva da una serie di fattori. Anzitutto un lavoro scientifico non si limita all’articolo finale, ma comprende misurazioni, sperimentazioni, scambi di idee, codici e così via, elementi non facilmente scomponibili ed attribuibili ai vari “autori”. Altre volte, la non corretta attribuzione di un lavoro deriva da condotte scorrette poste in essere dai ricercatori. Tali condotte si collocano in uno spettro di mutevole gravità, che va dal plagio ad “appropriazioni” sempre più sfumate. Per citare alcuni esempi estremi, sono diffusi i casi in cui il lavoro di giovani ricercatori non viene riconosciuto e la paternità è usurpata. Sono noti anche casi in cui l’ordine dei nomi degli autori in un paper scientifico è deciso arbitrariamente, in assenza di coercibilità della condotta. E l’elenco potrebbe continuare con la descrizione della morfologia di vecchie e nuove attività che si pongono più o meno nitidamente in esso, e che sono esacerbate dall’attuale contesto del “publish or perish”.
La disciplina sul diritto d’autore protegge l’espressione dell’idea e non l’idea in sé. L’opera dell’ingegno, inoltre, per essere suscettibile di protezione dovrà superare la soglia del “carattere creativo”. I canoni del diritto d’autore non sono, quindi, spesso in grado di regolare “i debiti di idee degli scienziati” (M. Bertani, Diritto d’autore e connessi, in L.C. Ubertazzi (a cura di), La Proprietà Intellettuale, Giappichelli, 2011, p. 276), anche per motivi legati a esigenze di certezza del diritto e di effettività della tutela. In certi casi sono le stesse comunità scientifiche ad autoregolarsi, attraverso l’adozione di norme sociali – ad esempio in materia di ordine dei nomi nelle pubblicazioni – e di codici di condotta, come quelli – sempre più raffinati – in materia di integrità nella ricerca, che mirano ad indicare i – ed educare ai – “principi ed ai valori etici, dei doveri deontologici e degli standard professionali sui quali si fonda una condotta responsabile e corretta da parte di chi svolge, finanzia o valuta la ricerca scientifica nonché da parte delle istituzioni che la promuovono e la realizzano” (Linee Guida per l’integrità nella ricerca, elaborate nell’ambito delle attività della Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)). La scienza aperta, inoltre, può agevolare la corretta attribuzione di un lavoro, in quanto la diffusione di un’idea ad una vasta comunità scientifica dovrebbe sancirne pubblicamente la priorità. Labili sono, tuttavia, ancora i confini del concetto di attribuzione scientifica ed incerto il perimetro delle condotte illecite e scorrette che vi si associano, nonché del limite tra il fisiologico evolversi della scienza ed il suo carattere patologico.
Il presente lavoro intende, dunque, illustrare una riflessione in corso sull’intersezione e la sovrapposizione di nozioni ed interpretazioni che ruotano attorno al concetto di “attribuzione scientifica” a cavallo tra le varie categorie del diritto e dell’etica.

Moderatore: Marco Pedrazzi (presidente del Comitato etico dell’Università di Milano)

 

Chi desidera partecipare al convegno, soprattutto se preferisce che la sua presenza sia certificata, può registrarsi qui.

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STRATEGIE: #Fakenews cosa sono e come riconoscerle SECONDO @factcheckers_it #BIBLIOverifica #2aprile #factcheckingday

Fake news: cosa sono e come riconoscerle. 29.03.2017 FONTE
http://tg24.sky.it/mondo/2017/03/28/faq-fake-news-post-verita.html

A cura di Factcheckers*

In occasione dell’International Fact-checking Day organizzato in tutto il mondo per il 2 Aprile 2017, ecco una guida per comprendere meglio il fenomeno delle “notizie false”: chi le produce e perché, quali iniziative sono nate per arginarle e come difendersi nella navigazione quotidiana


1) Cosa sono le “fake news”?

“Fake news” è un’espressione inglese traducibile in italiano con “notizie false”. La si utilizza per indicare quelle fonti che “inventano del tutto le informazioni, disseminano contenuti ingannevoli, distorcono in maniera esagerata le notizie vere”. Questa definizione è di Melissa Zimdars, docente di comunicazione al Merrimack College, e promotrice del progetto OpenSources http://www.opensources.co/
nato per mappare in maniera collaborativa le “fonti false, ingannevoli, clickbait o satiriche”.

Negli ultimi mesi l’espressione “fake news” è stata utilizzata per indicare fenomeni molto diversi tra loro. Tanto che c’è chi ha proposto di abbandonare del tutto questa espressione, perché ormai svuotata di significato. Donald Trump, ad esempio, l’ha utilizzata in diverse occasioni per attaccare testate rispettate come il New York Times e il Washington Post. Anche in Italia il blog di Beppe Grillo usa questa espressione in riferimento ad alcuni quotidiani.



2) Le bugie ci sono sempre state, cos’è cambiato adesso?

Lo studioso Robert Darnton ha ricostruito la storia della disinformazione a partire dal VI secolo d.C. L’uso manipolatorio delle informazioni è passato attraverso diverse modalità: si pensi alle “pasquinate” https://it.wikipedia.org/wiki/Pasquino#Pasquinate
i sonetti spesso diffamatori appesi di notte sulle statue di Roma; o, ancora, ai “canard” https://it.wikipedia.org/wiki/Canard
distribuiti nelle strade di Parigi con notizie spesso ingannevoli; fino ad arrivare ai giornali londinesi di fine ‘700, quando, secondo Darnton, le notizie false hanno raggiunto il proprio picco.

Oggi però sono cambiate diverse cose rispetto al passato.

Nello scenario del “giornalismo a rete” (la definizione è di Charlie Beckett) chiunque può accedere a molte fonti di informazione e allo stesso tempo creare un contenuto informativo con bassi costi e alte potenzialità di distribuzione.
Queste caratteristiche hanno contribuito a migliorare in modo significativo la qualità dell’informazione. In questo contesto, si sono anche aperti nuovi spazi per chi insegue interessi diversi.

E’ il caso di chi vuole sfruttare questa apertura per generare facili profitti pubblicitari: basta creare un sito web e saperlo promuovere sui social media con titoli accattivanti per guadagnare fino a 10.000 dollari al mese, come ha confessato al Washington Post Paul Horner, noto autore di notizie false. https://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Horner

Ma c’è anche chi produce “fake news” per influenzare l’opinione altrui con finalità politiche: in questo caso si può sfruttare l’effetto “bolla” https://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_di_filtraggio
che Facebook e gli altri social network producono quando ci fanno vedere contenuti personalizzati, provenienti da (poche) fonti che confermano i nostri pregiudizi e su cui molti utenti cliccano senza neppure chiedersi da dove provengono.

Infine, altro fondamentale elemento di novità rispetto al passato è il formato in cui ci arrivano: Facebook e Google News impaginano le notizie in una modalità omogenea, uguale sia per il New York Times che per un sito di scienza spazzatura.

Questi formati tendono a dare più risalto al singolo contenuto (un titolo sensazionalistico, una bella foto) che non alla fonte che l’ha prodotto. E questo elemento gioca molto a favore di siti che producono “fake news” per scopi di clickbaiting (acchiappaclick), come ha spiegato la webzine The Verge.



3) Che cos’è invece la “post verità”?

Post-verità è un’espressione entrata nell’Oxford Dictionaries nel 2016. Ecco la definizione data dagli autori del dizionario: “circostanze nelle quali i fatti obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione rispetto agli appelli all’emotività e alle convinzioni personali’”.

In pratica, le nostre convinzioni non vengono scalfite neanche quando smentite in modo evidente dai fatti, come confermano alcune ricerche.

La scelta di introdurla nel dizionario è stata dettata proprio dal consistente uso che se ne è fatto nel corso del 2016 in ambito politico: prima con il referendum sulla Brexit e poi con le elezioni statunitensi.

La nostra Accademia della Crusca ha commentato questa scelta, http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit
evidenziando come la “post verità” non sia un fenomeno nuovo, eppure “Le caratteristiche e le dimensioni assunte dal fenomeno ai nostri giorni sono però diverse e ci sono alcuni fattori che in particolare devono essere sottolineati, tutti legati alla rete: la globalità, la capillarità, la velocità virale della diffusione delle varie post-verità; e poi la generalità e genericità degli attori che possono alimentarle, spesso con una propaganda nascosta e inaspettata che può provenire da pseudo-istituti di ricerca, da esperti improvvisati”.



4) Che differenza c’è tra una fake news e una notizia che dà un sito di news e che si rivela poi sbagliata?

Claire Wardle, direttrice di First Draft News, https://firstdraftnews.com/
network internazionale sulla verifica delle fonti online, ha proposto un’utile distinzione tra:
– disinformazione: creazione e condivisione consapevole di informazioni che si sa essere false
– misinformazione: la condivisione involontaria di informazioni false

A chiunque può capitare di condividere informazioni non vere. Non tutti, però, lo fanno con l’obiettivo di ingannare chi legge.

E, soprattutto, chi produce involontariamente un’informazione falsa tende poi a rettificarla e/o integrarla appena emergono nuovi elementi. Lo stesso non vale per chi vuole diffondere disinformazione in maniera consapevole.



5) Chi produce tutte queste notizie false? E per quale motivo?

Nel caso delle ultime elezioni statunitensi è emerso che alcuni degli articoli più condivisi provenivano da Veles, cittadina della Macedonia, dove erano attivi una serie di adolescenti che producevano notizie inventate di sana pianta. Questi articoli spesso erano pro-Trump e contro la Clinton, non perché ci fosse un collegamento diretto con l’attuale presidente Usa, ma semplicemente perché quel genere di notizie generavano più click e quindi anche maggiori introiti pubblicitari.

Uno di questi teenager ha spiegato di guadagnare fino a 1800 euro al mese (in un paese in cui lo stipendio medio è di 350 euro).
Si è molto discusso, poi, dell’uso di “fake news” per scopi propagandistici in contesti elettorali. Questo utilizzo è stato spesso ricondotto alla Russia, che proverebbe a influenzare i risultati elettorali attraverso la disinformazione. Tentativi di questo tipo sono stati riscontrati negli Stati Uniti, in Germania, Olanda e, di recente, anche in Francia.

Durante gli ultimi mesi, in Italia ha fatto molto discutere il caso di LiberoGiornale.com, sito web che diffondeva informazioni false in chiave politica. Come è emerso poi da due diverse inchieste, quel dominio faceva parte di una più grande galassia di siti fake riconducible a una società con sede in Bulgaria, gestita da italiani. Oltre a questo hub, ci sono molte altre galassie di siti web che diffondono notizie false in italiano con obiettivi economici o politici.



6) Qualche esempio di fake news?

Tre “fake news” più condivise di recente sono state, nell’ordine:

Brexit: lo slogan a caratteri cubitali su un autobus del comitato per il “lasciare”, secondo cui il Regno Unito avrebbe potuto risparmiare 350 milioni di sterline a settimana una volta uscita dalla Ue. Il dato è stato poi smentito dagli stessi autori, ma solo dopo la vittoria al referendum.

Elezioni Usa: la notizia più condivisa in assoluto su Facebook è stata quella “falsa” secondo cui il Papa Francesco aveva deciso di appoggiare Donald Trump.

Referendum italiano: secondo un’analisi di Pagella Politica, l’articolo più condiviso sul tema è stato pubblicato dal sito “Italiani Informati” a proposito del (falso) ritrovamento di “500.000 schede già segnate col SI”. Nonostante provenisse da una fonte sconosciuta e il paese a cui si fa riferimento non esista, la news è stata condivisa più di 200.000 volte.

Germania: Una foto con un siriano (con regolare permesso di soggiorno) che si scatta un selfie con Angela Merkel è stata manipolata e messa in associazione con gli attentati di Bruxelles o di Berlino. Il ragazzo ha fatto causa a Facebook perché il proprio volto non venga più associato agli attentati.

Al di là della politica, molte notizie false riguardano anche il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento: negli Stati Uniti sono diventate molto virali le “fake news” dell’arrivo delle star in piccolissime località del paese.



7) Come posso accorgermi se una notizia è una fake news?

Craig Silverman, esperto di fact-checking e giornalista di Buzzfeed, ha creato un elenco di 6 semplici cose da fare per verificare una notizia:

– Controlla l’URL: spesso non ce ne accorgiamo, ma il sito su cui stiamo cliccando è una copia di uno più famoso, tipo “La Gazzetta della Sera”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”;

– Leggi la pagina “Chi Siamo”: molti siti che diffondono “fake news” spesso hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira;

– Occhio alle dichiarazioni: se provengono da una persona nota, basta selezionare la frase e lanciare una ricerca su Google tra virgolette. In questo modo si può controllare se le stesse parole sono state riprese anche da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire;

– Segui i link: per vedere se effettivamente ti porta alla fonte che dice di linkare oppure no; in generale, è meglio essere diffidenti degli articoli che hanno pochi (o nessun) link;

– Fai una ricerca inversa delle immagini: basta andare su Google Immagini e caricare un’immagine sospetta per scoprire se è stata già pubblicata altrove o se si riferisce a un altro evento;

– Cautela: “Se una storia sembra troppo bella per essere vera, oppure ti provoca una forte reazione emotiva, è meglio calmarsi per un momento”, è il consiglio finale di Silverman.
https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/detect-fake-news-like-a-pro-1?utm_term=.fnqvV65KLm#.eh2MrWLpv4



8) Quali iniziative sono state messe in campo per arginare la diffusione delle notizie false?

Di recente Facebook ha lanciato negli Stati Uniti un servizio di segnalazione delle notizie che sono state messe in dubbio da alcune note testate di fact-checking (come Snopes o Associated Press, che fanno parte dell’International Factchecking Network e che hanno siglato il codice di condotta del Poynter Institute).
http://www.poynter.org/fact-checkers-code-of-principles/

Google ha invece deciso di colpire le testate “acchiappaclick” produttrici di false notizie, bloccando la propria pubblicità sui loro domini.

In Europa diversi governi hanno lanciato proposte di legge per arginare il fenomeno: la Germania vuole introdurre multe fino a 50 milioni di euro per i siti che non rimuovono notizie diffamatorie o calunniose (il provvedimento non riguarda le “notizie false” in genere, ma solo alcune tipologie); nella Repubblica Ceca è stata creata un’unità governativa per timore di influenze russe in campo informativo.

Anche in Italia è stata presentata una proposta di legge contro le fake news che però è stata giudicata come “pericolosa” sia da alcuni esponenti politici che da attivisti per le libertà digitali.
https://www.wired.it/attualita/media/2017/02/16/cosa-dice-la-proposta-di-legge-sulle-fake-news/

Parallelamente stanno prendendo piede iniziative di “educational fact-checking” con l’obiettivo di diffondere la cultura della verifica delle fonti nei contesti scolastici e familiari. Negli Stati Uniti sono attivi da tempo due progetti:

A) il News Literacy Project che invita giornalisti nelle scuole e ha creato un’app per i docenti;
http://www.thenewsliteracyproject.org/

B) il Center for News Literacy della Stony Brook University che effettua attività educativa sia sugli studenti che sui docenti.
http://www.centerfornewsliteracy.org/
Tra le diverse iniziative, il centro ha anche lanciato un corso gratuito online disponibile sulla piattaforma Coursera.

C) l’OCSE ha lanciato un appello affinché nelle scuole si insegni a riconoscere le notizie false: questa competenza sarà valutata nel prossimo PISA Test, che valuta il grado di alfabetizzazione nelle scuole di più di 60 paesi.
http://www.bbc.com/news/education-39272841



9) Che cos’è l’International Factchecking Day?

E’ un’iniziativa lanciata dall’International Factchecking Network del Poynter Institute per il prossimo 2 Aprile. Si tratta di una giornata di sensibilizzazione creata per promuovere la cultura della verifica delle fonti in tutto il mondo.
http://factcheckingday.com/map-of-activities

Sul sito dell’evento si trova una mappa con le attività intorno al mondo, una lezione per i docenti, http://factcheckingday.com/lesson-plan

un quiz da fare con gli amici http://factcheckingday.com/trivia-quiz



10) Cosa possiamo leggere per approfondire questo tema?

L’associazione Factcheckers ha realizzato una guida interattiva per diffondere la cultura della verifica delle fonti tra i più giovani. http://www.factcheckers.it/guida/

La guida è disponibile anche in formato infografica da scaricare (qui in formato jpg) o attraverso una serie di social card per Facebook e Twitter.

Sul sito dell’International Factchecking Day è poi disponibile uno schema di lezione (tradotto anche in Italiano) che i docenti possono scaricare per programmare una lezione sul tema nella propria scuola. Sempre su questo sito si trovano una serie di risorse in inglese per valutare l’attendibilità di un sito web, foto e video, account Twitter, voce di Wikipedia.

In italiano il sito Valigia Blu ha tradotto la guida redatta da Claire Wardle su First Draft News: la si può trovare qui Facile dire fake news. Guida alla disinformazione. http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/
Anna Maria Testa ha commentato su Internazionale.it i risultati di un importante test svolto dalla Stanford University per valutare le competenze informative degli studenti. http://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2016/12/12/vero-e-falso-in-rete

Altra fonte utile con esercizi e quiz è poi First Draft News. https://firstdraftnews.com/

Factcheckers è un’associazione no-profit nata nel 2016 per promuovere l’educational factchecking in Italia con un target mirato su studenti, docenti e genitori. http://www.factcheckers.it
Si occupa della creazione di format innovativi per diffondere la cultura delle fonti e di una corretta informazione attraverso percorsi didattici e strumenti divulgativi. E’ partner dell’International Factchecking Network per l’organizzazione del primo International Fackchecking Day. Insieme a Sky Academy ha realizzato una guida interattiva per coinvolgere i più giovani sul tema della verifica delle fonti online.

STRATEGIA #BiblioVerifica video: quanto spende il ministero della Giustizia #Siope

quanto spende annualmente il ministero della Giustizia italiano nel suo complesso?

http://youtube.com/watch?v=vDWjC4e_4Ec&feature=em-upload_owner

Queste sono le richieste di BIBLIOVERIFICA pervenute finora

titolo
richiesta
richiedente
Silver Nervuti: Professionisti dal fronte
notizie nel video https://www.youtube.com/watch?v=1ZhbdcB2muw
lello carraca
Auto a benzina vs elettriche: quale impatta e inquina meno
capire quanto impatto hanno i due tipi di auto, in modo da capire se veramente le auto elettriche inquinano di meno
Gabriele fonda
Vaccini Covid19 (terza dose)
Salve, vorrei capire se questa affermazione sui vaccini Covid19 è stata poi effettivamente confermata, rispetto a quanto indicato il 23/06/2021 su LaRepubblicaSalute:“La somministrazione per via sistemica di molecole di RNA viene a tutt'oggi associata, sin dalle prime applicazioni terapeutiche, a tossicità se ripetuta frequentemente anche quando, come nel caso dei vaccini, la sequenza viene modificata sia per incrementarne stabilità ed immunogenicità sia proprio per ridurne gli effetti immunotossici.”
Estratta da: https://www.repubblica.it/salute/2021/06/23/news/richiami_covid_-307142443/
Cristina Biaggi
Diete
È possibile dimagrire 10 chili in un mese ?
Giusy Perlingieri
Coronavirus dottore Shiva
Esternazione del dott. Shiva su attacco alla democrazia
Jane armena
Virus in laboratorio
Ecco cosa scrive Laura berti tg2 salute: sta girando un video del 2015 della rubrica del tg3 Leonardo dove si parla di virus creati in laboratorio dal virus SARS in Cina. Chiamato Enrico Bucci, prof alla Temple University a Philadelphia del Patto per la Scienza . HA SMENTITO. Ha detto che quel servizio era fatto in modo poco approfondito .Quel virus del 2015 NON AVEVA NESSUN POTENZIALE EPIDEMICO ed era stato creato in laboratorio per una ragione specifica ovvero trovare farmaci contro la SARS.
Francesca Carnevale
Libertà finanziaria
Ricchezza libertà finanziaria reddito passivo
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ci sono interazioni fra l'aloe e i trammenti medici per il cancro?
ivana truccolo
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Dentro l'occhio del personaggio di zepeto c'è una cam
Nn la so dicono cosi
Luca de vellis
immunità di gregge
documentazione scientifica a supporto della teoria dell'immunità di gregge mediante copertura vaccinale
Antonio Gavini
Fibromialgia
Ho letto di due nuove terapie per questa patologia e vorrei essere certa non si tratti di "bufale", essendo una malattia di cui tutti parlano, ma difficilmente se ne viene a capo. 1)L'ossigeno terapia iperbarica, consigliata anche per gli acufeni e vertigini (due dei tanti disturbi di questa patologia). La terapia consiste principalmente in autoemoinfusioni da da praticarsi con frequenza, si inietta al paziente il suo stesso sangue, miscelato con ossigeno e ozono secondo protocolli prestabiliti.
2) La stimolazione transcranica. Il metodo non è invasivo e utilizza un macchinario per applicare una stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale. La stimolazione avviene a bassa frequenza grazie a campi elettrici o magnetici. Serve a stimolare la corteccia nella parte del cervello che si pensa dedicata alla percezione del dolore.
Fonte: La notizia, giornale.it, Raffaella Guadagno, 13 novembre 2017.
Grazie per l'attenzione
Silvia
Silvia
vaccini
vaccini
Francesca Becucci
Quale e' l'indice della corruzione in Italia?
Vorrei sapere come evolve il tasso di corruzione in Italia
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Quanti dipendenti pubblici abbiamo in Italia?
Vorrei sapere il numero di lavoratori nella pubblica amministrazione, possibilmente separandoli per genere e per ente
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diritto del lavoro
art. 18 codice del lavoro, casi di non applicazione
giannina canu
diabete
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giannina canu
Spesa annuale ministero Giustizia
Come posso trovare quanto spende annualmente il ministero della Giustizia italiano nel suo complesso
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PIL italiano negli ultimi anni
Vorrei sapere l'andamento percentuale del PIL prodotto interno lordo negli ultimi 5-6 anni
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quanti cittadini italiani usano Internet
vorrei sapere se esiste una fonte certificata che rilevi quanti cittadini italiani usano Internet
Demo

STRATEGIE: 7 consigli contro #fakeNews secondo Kennedy Townsend

Kennedy Townsend non è una scienziata ma una politica, vice governatrice del Maryland dal 1995 al 2003, e nel board di The future of science ricopre la carica di vice presidente.

http://www.wired.it/scienza/biotech/2017/

Nel corso degli anni ha elaborato una scaletta di 5 consigli (che abbiamo ricomposto in 7 punti, sdoppiandone un paio) per difendere la scienza dalla minaccia rappresentata da bufale

1. Non perdere tempo con i casi irrecuperabili
Con le persone davvero convinte delle proprie idee è inutile insistere: sarebbe una battaglia persa in partenza.

Ciò presuppone anzitutto di conoscere il proprio pubblico, informandosi su chi sono le persone a cui ci si rivolge e sul modo in cui le si potrebbe persuadere. Anche se a volte la mentalità conta più dell’età anagrafica, in generale i giovani sotto i 20 anni sono sempre recuperabili, mentre non vale la pena di sforzarsi troppo per gli over 50. “In realtà abbasserei l’età limite a 30 anni”, ha confidato Kennedy Townsend a Wired, “ma non vorrei sembrare esagerata”.


2. Insisti su chi può guadagnare grazie alla scienza
Le persone che hanno un qualsiasi tipo di interesse finanziario nel seguire i risultati scientifici seri sono anche le più facili da convincere. Sembra cinico? Probabilmente sì, ma se l’alternativa sono gli interessi economici delle pseudoscienze…
https://www.wired.it/play/libri/2017/01/05/5-libri-post-verita/


3. I fatti scientifici non sono l’argomentazione più efficace
Questo è il suggerimento che appare meno intuitivo per chi fa parte della comunità scientifica. Eppure per persuadere o far cambiare idea a qualcuno non bastano certo i freddi dati della ricerca, ma è molto più semplice puntare sulle emozioni di chi ci ascolta. “Per i vaccini”, spiega Kennedy Townsend, “si potrebbe spiegare ai genitori che una mancata vaccinazione può mettere a rischio la salute dei propri bambini, e che in certi casi i medici saranno impotenti qualora la malattia venisse contratta”.


4. Informati bene prima di parlare
Studia e approfondisci gli argomenti in modo da avere una posizione chiara e ben fondata, percepita come autorevole da chi ti circonda. In altri termini, diventa un punto di riferimento, una persona a cui rivolgersi per conoscere lo stato dell’arte della scienza sugli argomenti di cui parli.


5. Inizia da chi ti è più vicino e poi allarga la tua audience
Le prime persone con cui impegnarsi sono gli amici, i colleghi e i parenti. Aiutali a capire meglio la situazione e come risultato avrai una squadra di estimatori pronti a dare supporto alle tue argomentazioni. Successivamente, per dare più risonanza alla tua azione, sfrutta l’amplificazione dei media. A seconda del ruolo, questo può significare rivolgersi a giornalisti ed editori, ma anche semplicemente sfruttare i social.
https://www.wired.it/attualita/media/2017/03/06/social-network-disinformazione/


6. Impegnati politicamente
La politica ha un potere enorme, è un dato di fatto. “Ci sono molti leader politici che hanno un background scientifico”, racconta Kennedy Townsend, “e questo è ciò di cui abbiamo bisogno: persone che sanno trattare di scienza e si impegnano in una carriera politica. D’altronde, se non lo fa uno scienziato, chi lo fa?”. Con il termine politica si intendono ruoli più o meno prestigiosi, ma l’idea è di sedere – per quanto possibile – al tavolo degli stakeholders.


7. L’intelligenza (del pubblico) conta poco
Non importa quanto una persona sia intelligente, perché il credere alle bufale scientifiche non ha a che fare con il quoziente intellettivo o con il livello culturale in senso accademico. La possibilità di portare a termine con profitto un’attività di debunking dipende soprattutto dall’elasticità mentale e dall’apertura al nuovo da parte di chi ci ascolta. Per questo con i ragazzi in generale è più facile avere successo

.


Bonus. Un consiglio per i giovani
Lapidaria, Kennedy Townsend ha una sola raccomandazione per chi deve ancora entrare nel mondo del lavoro: “non permettete mai che un’occupazione possa costringervi ad accettare qualcosa che non è scientificamente vero”.

STRUMENTI: InVid “In video veritas“ GOOGLE CHROME e FIREFOX

STRATEGIA #BiblioVerifica video: quanti cittadini usano internet in Italia #ISTAT

Quanti cittadini usano internet in Italia #ISTAT?

STRATEGIA BiblioVerifica: ISTAT, quanti cittadini usano internet in Italia

Queste sono le richieste di BIBLIOVERIFICA pervenute finora

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lello carraca
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Estratta da: https://www.repubblica.it/salute/2021/06/23/news/richiami_covid_-307142443/
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Diete
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Fonte: La notizia, giornale.it, Raffaella Guadagno, 13 novembre 2017.
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Silvia
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Quanti dipendenti pubblici abbiamo in Italia?
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quanti cittadini italiani usano Internet
vorrei sapere se esiste una fonte certificata che rilevi quanti cittadini italiani usano Internet
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STRATEGIA #BiblioVerifica video: trovare l’andamento del PIL prodotto interno lordo italiano #ISTAT

Come trovare l’andamento del PIL prodotto interno lordo italiano #ISTAT

STRATEGIA BiblioVerifica: come trovare l’andamento del PIL prodotto interno lordo italiano #ISTAT

https://youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=YKNJ3SOTbKI

Queste sono le richieste di BIBLIOVERIFICA pervenute finora

titolo
richiesta
richiedente
Silver Nervuti: Professionisti dal fronte
notizie nel video https://www.youtube.com/watch?v=1ZhbdcB2muw
lello carraca
Auto a benzina vs elettriche: quale impatta e inquina meno
capire quanto impatto hanno i due tipi di auto, in modo da capire se veramente le auto elettriche inquinano di meno
Gabriele fonda
Vaccini Covid19 (terza dose)
Salve, vorrei capire se questa affermazione sui vaccini Covid19 è stata poi effettivamente confermata, rispetto a quanto indicato il 23/06/2021 su LaRepubblicaSalute:“La somministrazione per via sistemica di molecole di RNA viene a tutt'oggi associata, sin dalle prime applicazioni terapeutiche, a tossicità se ripetuta frequentemente anche quando, come nel caso dei vaccini, la sequenza viene modificata sia per incrementarne stabilità ed immunogenicità sia proprio per ridurne gli effetti immunotossici.”
Estratta da: https://www.repubblica.it/salute/2021/06/23/news/richiami_covid_-307142443/
Cristina Biaggi
Diete
È possibile dimagrire 10 chili in un mese ?
Giusy Perlingieri
Coronavirus dottore Shiva
Esternazione del dott. Shiva su attacco alla democrazia
Jane armena
Virus in laboratorio
Ecco cosa scrive Laura berti tg2 salute: sta girando un video del 2015 della rubrica del tg3 Leonardo dove si parla di virus creati in laboratorio dal virus SARS in Cina. Chiamato Enrico Bucci, prof alla Temple University a Philadelphia del Patto per la Scienza . HA SMENTITO. Ha detto che quel servizio era fatto in modo poco approfondito .Quel virus del 2015 NON AVEVA NESSUN POTENZIALE EPIDEMICO ed era stato creato in laboratorio per una ragione specifica ovvero trovare farmaci contro la SARS.
Francesca Carnevale
Libertà finanziaria
Ricchezza libertà finanziaria reddito passivo
Emanuele Piaggi
aloe e cancro
ci sono interazioni fra l'aloe e i trammenti medici per il cancro?
ivana truccolo
tav
Quanti km di galleria sono stati scavati?
Letizia Donnini
Dentro l'occhio del personaggio di zepeto c'è una cam
Nn la so dicono cosi
Luca de vellis
immunità di gregge
documentazione scientifica a supporto della teoria dell'immunità di gregge mediante copertura vaccinale
Antonio Gavini
Fibromialgia
Ho letto di due nuove terapie per questa patologia e vorrei essere certa non si tratti di "bufale", essendo una malattia di cui tutti parlano, ma difficilmente se ne viene a capo. 1)L'ossigeno terapia iperbarica, consigliata anche per gli acufeni e vertigini (due dei tanti disturbi di questa patologia). La terapia consiste principalmente in autoemoinfusioni da da praticarsi con frequenza, si inietta al paziente il suo stesso sangue, miscelato con ossigeno e ozono secondo protocolli prestabiliti.
2) La stimolazione transcranica. Il metodo non è invasivo e utilizza un macchinario per applicare una stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale. La stimolazione avviene a bassa frequenza grazie a campi elettrici o magnetici. Serve a stimolare la corteccia nella parte del cervello che si pensa dedicata alla percezione del dolore.
Fonte: La notizia, giornale.it, Raffaella Guadagno, 13 novembre 2017.
Grazie per l'attenzione
Silvia
Silvia
vaccini
vaccini
Francesca Becucci
Quale e' l'indice della corruzione in Italia?
Vorrei sapere come evolve il tasso di corruzione in Italia
DEMO
Quanti dipendenti pubblici abbiamo in Italia?
Vorrei sapere il numero di lavoratori nella pubblica amministrazione, possibilmente separandoli per genere e per ente
DEMO
diritto del lavoro
art. 18 codice del lavoro, casi di non applicazione
giannina canu
diabete
nuove cure complicanze
giannina canu
Spesa annuale ministero Giustizia
Come posso trovare quanto spende annualmente il ministero della Giustizia italiano nel suo complesso
Demo
PIL italiano negli ultimi anni
Vorrei sapere l'andamento percentuale del PIL prodotto interno lordo negli ultimi 5-6 anni
DEMO
quanti cittadini italiani usano Internet
vorrei sapere se esiste una fonte certificata che rilevi quanti cittadini italiani usano Internet
Demo

STRUMENTI: Google arriva l’etichetta per le notizie verificate

“Dopo aver valutato i riscontri ricevuti da parte degli utenti e degli editori, abbiamo deciso di rendere disponibile l’etichetta e di estenderla al motore di ricerca”, spiegano Justin Kosslyn (Product Manager, Jigsaw) e Cong Yu (Research Scientist, Google Research).


http://www.wired.it/internet/web/2017/04/07/google-etichetta-notizie-verificate/

“Per la prima volta, quando viene effettuata una ricerca su Google che restituisce un risultato che contiene la verifica dei fatti di uno o più affermazioni pubbliche, questa informazione verrà chiaramente visualizzata nella pagina dei risultati di ricerca.

Arrivano uno via l’altro, gli annunci sugli strumenti che tentano di arginare la disinformazione online. Ieri la guida di Facebook per riconoscere le notizie false, oggi Google con l’etichetta Fact Check, disponibile sia su Google News che nel motore di ricerca, a livello globale e in tutte le lingue. A ottobre, insieme ai partner di Jigsaw, Google aveva annunciato che in alcuni Paesi avrebbe iniziato a consentire agli editori di mostrare l’etichetta “Fact Check” in Google News. Questa etichetta consente di identificare in modo più immediato gli articoli di verifica dei fatti.


http://factmata.com

Factmata é una startup inglese che, grazie ad intelligenza artificiale e machine learning, ha inventato un sistema per identificare le notizie false, guadagnandosi 50 mila euro di finanziamento da parte di Google nell’ambito della Google News Initiative, progetto dell’azienda di Mountain View per sostenere il giornalismo di qualità.

FONTI: Ministero dello Sviluppo Economico – Statistiche dell’energia

Ministero dello Sviluppo Economico – Statistiche dell’energia

Il Ministero pubblica tabelle relative alle statistiche relative alla sicurezza dell’approvvigionamento e alle infrastrutture energetiche.

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/statistiche/2035499-statistiche-dell-energia

I dati pubblicati riguardano anche il monitoraggio GPL e la rilevazione di prezzi e consumi.

Tra le pubblicazioni disponibili:

– Bilancio energetico
– Bollettino petrolifero
– Scenario energetico
– Prezzi del carbone
– Prezzi dell’elettricità

FONTI: Congiuntura Istat

Congiuntura.Stat raccoglie e sistematizza le statistiche congiunturali prodotte dall’Istat e si propone quale strumento di approfondimento per policy maker, operatori sociali, studiosi e cittadini.


http://dati-congiuntura.istat.it

Le informazioni sono organizzate in modo coerente e omogeneo e vengono aggiornate mensilmente o trimestralmente. Quando previsto viene diffuso anche il dato annuale.

Tutti i dati sono derivati da I.Stat, la banca dati centrale dell’Istituto nazionale di statistica.

Come funziona Congiuntura.Stat?

All’utente è offerta una navigazione per temi e sottotemi, grazie alla quale è semplice individuare l’informazione statistica di interesse. Oltre che per tema, il sistema è interrogabile per parola chiave.

I dati sono presentati sotto forma di tavole multidimensionali che gli utenti possono esportare in formato xls, csv e sdmx. È inoltre possibile creare tabelle e grafici personalizzati agendo sulle variabili, il periodo di riferimento e la disposizione di testate e fiancate.

Per ciascun dataset sono presenti le query di maggior interesse. E’ possibile anche scaricare gli interi dataset (bulk download); in questo caso i dati possono presentare informazioni ulteriori rispetto alle query già predisposte (un dettaglio territoriale maggiore o il dato annuale).

FONTI: JurisWiki database di provvedimenti giurisdizionali aperto

JurisWiki è la prima piattaforma collaborativa e open per l’informazione giuridica.


juriswiki.it

E’ un sito web che raccoglie in un unico contenitore virtuale tutte le sentenze rese disponibili liberamente dalle principali corti italiane, straniere e internazionali e le rende facilmente reperibili e fruibili senza vincoli di copyright o barriere di accesso. In questo modo, chiunque, sia gli addetti ai lavori (avvocati, giudici, commercialisti) sia i privati cittadini, possono avere un accesso più agevole a centinaia di migliaia di sentenze. Si tratta di un database di provvedimenti giurisdizionali aperto e basato sul crowdsourcing, nel senso che chiunque può caricare nuove sentenze oltre alle diverse decine di migliaia già inserite dal nostro staff. E si tratta anche di un wiki a cui gli utenti possono contribuire perfezionando e commentando i provvedimenti, scrivendo massime, aggiungendo annotazioni e inserendo link ad altri provvedimenti o testi legislativi.

STRUMENTI: “verification handbook” e-book gratuito in ITALIANO

http://verificationhandbook.com/book_it


«Nel mondo tecnologico di oggi, dove circolano voci non confermate e false informazioni, i giornalisti devono poter differenziare il materiale autentico dai falsi. Questo manuale è una letteura obbligatoria per tutti i giornalisti che hanno a che fare con ogni tipologia di contenuti prodotti dagli utenti». – Wilfried Ruetten, Direttore, The European Journalism Centre (EJC)

«Le informazioni accurate possono rivelarsi una risorsa cruciale per salvare molte vite nelle crisi umanitarie, ma le circostanze in cui tali crisi si presentano sono generalmente quelle in cui è più difficile reperire informazioni affidabili. Questo manuale sarà di grande aiuto non soltanto ai giornalisti, ma anche a chiunque operi direttamente in queste situazioni per la verifica dei fatti sul campo». – William Spindler, Portavoce, The United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR)

«Questo manuale è essenziale per giornalisti che seguono i conflitti inter-religiosi e interetnici, consentendo loro di lavorare in maniera più equilibrata, trasparente e accurata, contribuendo in definitiva a far calare la tensione all’interno e tra le comunità coinvolte». – Matthew Hodes, Direttore, The United Nations Alliance of Civilizations (UNAOC)

«Di questi tempi è sempre più vitale conoscere la verità e saper verificare le notizie e altre informazioni. Questo manuale fornisce gli strumenti fondamentali a tutti, giornalisti e cittadini, per farlo in maniera efficace». – Howard Finberg, Responsabile delle partnership di formazione e delle alleanze, The Poynter Institute

«Arrivare ai fatti è un principio cardine del giornalismo, ma i media fanno fatica a comportarsi eticamente di fronte alle situazioni d’emergenza. Questo manuale aiuta chi fa informazione a cercare la verità, anche quando online abbondano voci e fonti incontrollate». – Aidan White, Direttore, The Ethical Journalism Network (EJN)

«Il punto sta nell’avere le informazioni giuste al momento giusto e nel posto giusto. Quando in caso di disastri o emergenze l’accesso è limitato, diventa cruciale per i soccorritori poter reperire efficacemente le informazioni tramite i social network. Questo manuale sarà utile alle squadre di soccorso sul campo come anche ai volontari impegnati online». – Christoph Dennenmoser, Team Lead Urgent Needs, Humanity Road Inc.

STRATEGIE: “come riconoscere le bufale” secondo #Mashable

Che fare? Mashable definisce le bufale “i morti viventi del la rete” perché sono impossibili da uccidere.

Ed elenca 7 segni (più alcuni altri) che indicano un contenuto probabilmente falso:

1) titoli iperbolici.

2) la dichiarazione che “le vostre preghiere sono state esaudite”.

3) affermazioni urlate, anche attraverso l’uso di caratteri tutti maiuscoli.

4) l’indicazione che “l’articolo originale non è più disponibile”.
E poi:

5) Citazioni impiegate fuori contesto e in modo fuorviante (la frase è stata detta dal soggetto ma in una situazione e con intenti diversi).

6) Citazioni false, o falsamente attribuite.

7) foto che mettono intenzionalmente in cattiva luce il soggetto della notizia, o lo imbruttiscono.

Segni ulteriori: titoli fuorvianti rispetto ai contenuti dell’articolo. Linguaggio sciatto. Errori di grammatica. Grafica sommaria. Inserzioni promozionali discutibili.

http://mashable.com/2016/11/17/6-signs-of-fake-news/#8jZiSQ8OoSqF

STRATEGIE: “Diritto alla Conoscenza” lezione di Stefano Rodota’

http://www.doppiozero.com/materiali/speciali/il-diritto-alla-conoscenza

In un bellissimo saggio dal titolo Fame di sapere, che poi nel testo diventa fame di conoscenza, Francesco Remotti ci conduce alle radici dell’umanità e alle origini della nostra cultura, quella delle parole iniziali della Metafisica di Aristotele: “Tutti gli uomini, per natura, desiderano sapere”. Fame indica un bisogno primario che, se non viene soddisfatto, porta la persona a morire. E dunque si può morite per mancanza di cibo, ma pure di sapere, in una unione tra corpo e mente.

A che cosa, però, ci riferiamo oggi parlando di conoscenza, poiché l’intera nostra società viene definita, appunto, della conoscenza? Viviamo in uno spazio sociale dilatato, senza precedenti nella storia dell’umanità, creato da Internet, identificato con la Rete, dove si mescolano soggetti e fenomeni diversi, dove i ruoli possono cambiare vorticosamente e gli interessi trovarsi in conflitto. Questo spazio è riempito d’una infinita conoscenza che, per le sue caratteristiche, Luciano Gallino ha definito un “bene pubblico globale” e che, anzi, viene ormai sempre più considerata un “bene comune”, liberamente accessibile da ogni persona. Che cosa vuol dire, allora, percorrere quest’immenso territorio muniti d’un diritto?

La risposta più ovvia – attingere la maggior quantità possibile di sapere – è ormai insufficiente, talvolta ingannevole. Bisogna andare oltre ogni formula semplice, scoprendo spesso che, una volta avviata una analisi appena più attenta, anche in passato l’accesso al sapere poneva numerosi problemi e, soprattutto, rifletteva una divisione netta tra produttori e consumatori della conoscenza. Oggi abbiamo la consapevolezza della impossibilità di tracciare una definitiva, stabile linea di confine tra quei due mondi e quelle due figure. Siamo di fronte ad un rapporto paritetico tra ricezione e produzione, ogni utente si fa produttore, cambiando così la natura stessa della conoscenza in rete, tanto che si è potuto concludere che ormai è stata annullata ogni differenza tra sfera culturale, sfera sociale, sfera mediatica.

Da queste considerazioni, tuttavia, non si può trarre la conclusione che diritto alla conoscenza significhi diritto a qualsiasi conoscenza, in qualsiasi modo o forma, guardando al mondo come ad una miniera a cielo aperto, dove qualsiasi informazione diviene liberamente disponibile. Esempi quotidiani mostrano che non è così. Basta ricordare il cosiddetto Datagate, la rivelazione che una agenzia americana raccoglie milioni di dati e li adopera per controllare le persone su scala planetaria. E’ stata così riscoperta l’importanza della privacy, diritto fondamentale da rispettare a tutela della libertà di ciascuno. Ma, all’interno della stessa sfera privata, il diritto di sapere può rovesciarsi nel diritto di non sapere, come accade quando una persona, ad esempio, non vuole che le vengano comunicate informazioni riguardanti il suo stato di salute. E la tutela della privacy può esigere una amputazione della conoscenza in rete, come accade con il diritto all’oblio che richiede appunto la cancellazione di informazioni già legittimamente raccolte.

Gli intrecci non si fermano qui. La stessa garanzia del diritto alla privacy si indebolisce, fino a scomparire, quando siamo di fronte a “figure pubbliche” – politici, attori, sportivi – che hanno scelto appunto di vivere in pubblico. E, considerando in particolare i politici, ci accorgiamo che il diritto alla conoscenza è funzionale al controllo diffuso che i cittadini devono poter esercitare su chiunque detenga un potere, facendo così emergere la dimensione della trasparenza come un connotato della democrazia.

Nasce così una sfera pubblico-politica dove gli arcana imperii sono sempre meno accettati. Vicende come quelle di Wikileaks e del Datagate hanno mostrato come fossero state colte tutte le opportunità tecnologiche per far crescere quasi senza limiti la raccolta delle informazioni e la loro conservazione in banche dati sempre più gigantesche, dove le informazioni sono divenute sempre più facilmente reperibili, alla portata di molti, accessibili a distanza, agevoli da divulgare. E questo ha fatto nascere la diffusa consapevolezza che lì si stava depositando un nuovo sapere sociale, che non poteva più essere sequestrato con le vecchie regole sul segreto e di cui i cittadini si sentivano i veri “proprietari”, dunque legittimati ad esercitare in questa direzione il loro diritto alla conoscenza, a quel “cercare, ricevere, diffondere” informazioni di cui parla la Dichiarazione universale dei diriti dell’uomo dell’Onu.

Di nuovo un radicale cambiamento di scenario. Il mondo si svela nella sua sempre più sconfinata ricchezza informativa, che ridisegna il ruolo del cittadino nella sfera pubblica, incidendo al tempo stesso, e in modo ancor più profondo, sul modo in cui ciascuno ridefinisce se stesso di fronte a questo sapere che gli si presenta come infinito, alla cui definizione e crescita anch’egli può contribuire. Abbiamo diritto alla conoscenza perché solo così possiamo liberamente costruire la nostra personalità, e dunque gli stessi sistemi istituzionali devono essere strutturati in modo da permettere pienezza del vivere, dell’essere davvero se stessi. Tutto il sapere del mondo è lì. a portata di mano, e nessun ostacolo deve essere posto alla libertà di accedervi.

Si innestano qui conflitti che non sono tra vecchio e nuovo, tra continuità e discontinuità, ma che hanno la loro origine nella molteplicità degli interessi Richiamando le “enclosures” dei fondi che si verificarono in Gran Bretagna a partire dal Settecento, sottraendo quei beni agli usi comuni, si denuncia oggi il rischio di un nuovo movimento per la “chiusura” di quel bene globale che è appunto la conoscenza. Reggono, di fronte alla nuova realtà, categorie proprietarie forti come il diritto d’autore e il diritto di brevetto? L’accesso al mondo della conoscenza deve passare attraverso la logica del mercato o attraverso la logica dei diritti? La conoscenza è una merce o un bene comune?

Questi sono conflitti reali che, tuttavia, proprio nella realtà possono trovare forme di composizione lontane dalla pretesa di far prevalere uno soltanto degli interessi in campo. Il punto di riferimento è rappresentato dal fatto, innegabile, che la tecnologia ha “reinventato” la conoscenza, sì che nessuno può pretendere di esserne il proprietario più o meno esclusivo. Il problema, allora, diventa quello di garantire al massimo la possibilità di essere protagonisti nella produzione della conoscenza (e questo implica diritto di accesso alla tecnologia e ostilità alla censura); quello di capovolgere l’assunto secondo il quale unico riferimento deve essere la logica proprietaria; quello di inventare forme anche giuridiche di riconoscimento concreto del diritto alla conoscenza, liberandosi dalla tentazione di rifugiarsi nelle vecchie categorie, che la forza delle cose continuamente scardina (ecco, allora, le tariffe flat, i creative commons e tutti gli altri strumenti che disegnano un contesto istituzionale dove diventa possibile la composizione degli interessi).

Dinamiche, queste, che sembrano destinate a funzionare quando ci si trasferisce nella dimensione digitale. Ma il libro, il libro di carta, con il piacere di sentirlo fisicamente, con la sua persistenza che lo sottrae alle ingiurie del tempo che colpiscono i dati digitali e li fanno deperibili e non più leggibili? In questo nuovo universo il libro non custodisce solo una memoria, ma un modo d’essere che, nelle varie forme della scrittura e degli strumenti ai quali è stata affidata, davvero può dirsi che ha accompagnato la storia dell’umanità. E la sua fisicità, che incorpora un bene immateriale come la conoscenza, ha bisogno dei suoi luoghi anch’essi storici, ma adeguati al mutamento, le librerie appunto, dove rimane il contatto effettivo tra lettore e libro.

Il precettore settecentesco rivolgeva questo invito al suo discepolo: “Si vous êtes curieux, allez voyager”. L’invito al viaggio rimane, continua ad essere fondato sulla curiosità intellettuale, si estende all’intero mondo della conoscenza, e ai molteplici strumenti che , lì, ciascuno di noi può adoperare.

http://www.doppiozero.com/materiali/speciali/il-diritto-alla-conoscenza

STRATEGIE: “10 regole per smascherare #fakenews” secondo giornalisti scientifici

Ecco i 10 comandamenti per orientarsi nella Rete:

1) VERIFICARE LA FONTE – Verificare sempre chi è il proprietario del sito, del giornale, del blog, sia esso istituzione, editore, industria, associazione, singolo cittadino. Questo serve per capire bene chi ha interesse a veicolare quel tipo di informazione. Tra i siti istituzionali Unamsi cita quelli del ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità, dell’Agenzia italiana del farmaco, degli ospedali e delle società medico-scientifiche. E’ importante che il sito di consultazione riporti sempre, nelle notizie pubblicate, autorevoli fonti di provenienza, una caratteristica che è una misura di attendibilità del sito stesso.

2) ACCERTARSI DELL’AGGIORNAMENTO DEL SITO – Importantissima la verifica della data della pubblicazione. E’ una chiara indicazione dell’attualità di una notizia. Su Internet infatti non si perde nulla e può capitare, utilizzando un motore di ricerca, di arrivare su una notizia vecchia anche di anni.

3) CURE MEDICHE: EVITARE IL ‘FAI DA TE’ – Nessuna informazione scritta può sostituire la visita del medico. Medico e farmacista devono restare i principali punti di riferimento in materia di salute. I contenuti in Rete devono avere solo uno scopo informativo e in nessun caso possono sostituire la visita o la prescrizione di un medico o il consiglio di un farmacista.

4) DIFFIDARE DELLE PRESCRIZIONI SENZA VISITA – Nessun medico serio farà mai una prescrizione a un malato sconosciuto senza averlo visitato. Diffidare quindi dei siti e degli esperti che indicano farmaci e terapie sulla semplice descrizione dei sintomi. Non è serio, non è professionale, e può essere molto pericoloso.

5) MONITORARE IL RISPETTO DELLA PRIVACY – Accertarsi che il proprietario di un sito che gestisce le informazioni sulla salute degli utenti (per esempio attraverso il servizio ‘L’esperto risponde’) rispetti la normativa sulla privacy e garantisca la confidenzialità dei dati.

6) VALUTARE CON LA GIUSTA ATTENZIONE BLOG E FORUM – Possono essere fonti utili, ma anche insidiose perché propongono storie di pazienti e dei loro familiari che suscitano empatia e coinvolgono emotivamente. Fare attenzione perché sono quasi sempre racconti soggettivi, ma non è detto che abbiano affidabilità scientifica. La lettura critica è di rigore.

7) OCCHIO AI MOTORI DI RICERCA – Quando si digita una parola chiave il risultato della ricerca non mostra un elenco di siti in ordine di importanza, ma la selezione può dipendere da altri fattori. I motori di ricerca lavorano infatti come ‘Machine Learning’, cioè memorizzano le scelte e i gusti dell’utente per poi proporre argomenti in linea con le preferenze manifestate nelle scelte precedenti. Non fermarsi quindi alla prima ricerca, ma cercare di incrociare più ricerche e più dati.

8) NON ‘ABBOCCARE’ ALLA PUBBLICITA’ MASCHERATA – Un sito di qualità deve sempre tenere separata l’informazione indipendente da quella pubblicitaria che dovrebbe sempre essere palese e dichiarata.

9) ACQUISTARE CON CAUTELA FARMACI ONLINE – Acquistare farmaci online solo da farmacie autorizzate. In Italia devono avere sul loro sito l’apposito logo identificativo, comune in tutta l’Unione europea, ‘Clicca qui per verificare se questo sito web è legale’. Basta cliccare sul logo e si sarà rinviati al sito web del ministero della Salute, dove è possibile verificare se il venditore online è registrato nell’elenco di quelli autorizzati. Se al contrario il sito non è legato a una farmacia, invece, comprare un farmaco online può essere molto pericoloso.

10) NON CASCARE NELLA PSICOSI DEL COMPLOTTO – Nel web capita spesso di incappare in notizie catastrofiche sull’effetto di vaccini e farmaci. Non perdere mai la capacità di analisi e di critica e confrontarsi sempre col proprio medico.

http://www.adnkronos.com/salute/2017/05/11/smaschera-bufala-online-decalogo-dei-giornalisti-scientifici_YYJ7J4nHYNI3DtVcELRyNP.html

Smaschera la bufala online, il Decalogo dei giornalisti scientifici
(Fotogramma)

Pubblicato il: 11/05/2017 1

STRATEGIE: Suggerimenti contro #FakeNews secondo Facebook

Ci stiamo impegnando per limitarne la diffusione e ti vogliamo fornire alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a capire a cosa fare attenzione:

Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.
Guarda bene l’URL: un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della fonte attendibile.
Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.
Fai attenzione alla formattazione: su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.
Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.
Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.
Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.
Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.
La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.
Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.


notizie false su Facebook??

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      Se è troppo stravagante potrebbe trattarsi di satira. Fai una ricerca sul sito e sull’autore.

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      Valuta se le tue convinzioni influenzano il tuo giudizio.

    8. CHIEDI AGLI ESPERTI
      Chiedi ad un bibliotecario, o consulta uno dei siti dedicati alla verifica dei fatti.

    Traduzione: Matilde Fontanin – IFLA

    NON DISPENSIAMO VERITA’ O GIUDIZI SU PERSONAGGI O PROPOSTE IN AMBITO POLITICO – FINANZIARIO – SOCIALE.

    CONDIVIDIAMO STRUMENTI E STRATEGIE DI VERIFICA DEI DATI (OGGETTIVI E DOCUMENTATI PALESEMENTE) E DELLE FONTI ISTITUZIONALI E CERTIFICATE.
    Non siamo la ghigliottina delle falsita’ o l’oracolo delle verita’, ma proprio come la BOCCA DELLA VERITA’,

    ci proponiamo di tagliare le dita ai produttori virtuali di notizie false #fakenews, come lo facciamo??
    proprio informando gli utenti su dove e su come CERCARE,


    SE SEI UN BIBLIOTECARIO, determinato a contribuire gratuitamente entra nella redazione BIBLIOVOLONTARI

    NO dossier su argomenti di attualita’

    NO sondaggi politici o partici

    NO autoproduzione di dati e informazioni

    NO pagelle politiche/manageriali

    =============================

    SI FOIA

    SI OPENDATA

    SI SMALLDATA

    SI fonti istituzionali e verificabili in modo autonomo, libero, gratuito

    SI dati oggettivi e certificati da siti istituzionali o fonti autorevoli a livello nazionale e internazionale


    #BiblioverificaDay: il 25 marzo 2017 nasceva #Biblioverifica blog e spazio di digital reference tramite i social, i forum e le chat. Per festeggiare lanciamo il primo #oscardellebufale una graduatoria delle bufale circolate negli ultimi 12 mesi:
    chiunque può votare qui o proporre altre bufale:

     


    Quale e’ la bufala piu’ grossa degli ultimi mesi??


    INVIACI UNA BUFALA DA INSERIRE IN VOTAZIONE:

    foto di Marilyn Silverstone © 2017 Magnum Photos

      #oscardellabufala:


      smascherata sul sito (richiesto)


      AccettoRifiuto Biblioverifica   GDPR Privacy_Policy






       

      Partecipa dai nostri social:


      evento QUORA


      evento MEETUP


      evento FACEBOOK



      Chi sono i biblioVolontari?

      La redazione di bibliovolontari e’ disponibile via e-mail biblioverifica@votopalese.it
      jQuery(document).ready(function() { jQuery('#cftble_685651203').dataTable({ "bJQueryUI": true, "aaSorting": [], "iDisplayLength": -1, "aLengthMenu": [[10, 25, 50, 100, -1], [10, 25, 50, 100, "All"]], "oLanguage": { "sUrl": "https://biblioverifica.altervista.org/wp-content/plugins/contact-form-7-to-database-extension/dt_i18n/it.json" } }) });

      CV
      Federica Viazzi
      Elena Almangano
      Virginia D'Ambrosio
      Daniela Picin
      Lucia Grassi
      Paola Coppola
      Damiano Orru
      gabriele romani
      elisabetta tamburini

      LE VOSTRE DOMANDE FREQUENTI suddivise per argomento:


         

         


      meetup.com/BiblioVerifica
      facebook.com/biblioVerifica
      facebook.com/groups/biblioVerifica
      instagram.com/biblioverifica
      quora.com/blog/biblioverifica
      twitter.com/biblioveri


      La redazione di BiblioVolontari e’ formata da bibliotecari e archivisti, specialisti della ricerca accademica e non solo, (gratuitamente) dediti alla collaborazione sui social network per condividere:

      – fonti istituzionali certificate a livello nazionale / internazionale,
      – strumenti di ricerca ad accesso libero e gratuito,
      – strategie di verifica
      – eventi divulgativi che agevolino l’information literacy e la media literacy

      REQUISITI:
      1) lavorare (o aver lavorato almeno 5 anni) come bibliotecario o archivista
      2) utilizzare almeno due canali social
      (ad.es. instagram o facebook o linkedin o twitter)
      3) contribuire a titolo volontario con almeno 3 post all’anno, senza finalita’ di lucro o politiche


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      Quali contenuti vengono condivisi nel blog?

      Come posso creare un profilo personale?

      Gratuitamente qui

      [uwp_register]


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      Come posso recuperare la password del mio profilo?

      Puoi recuperare la tua password utilizzando l’e-mail con cui hai completato la registrazione dalla pagina web

      biblioverifica.altervista.org/forgot/


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      Come posso modificare la password del mio profilo?

      Puoi aggiornare la tua password qui dopo esserti identificato

      [uwp_change]


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      Come posso consigliare fonti, strumenti, strategie, eventi?

      Basta comiplare il modulo

        #Free Social reference online:



        Sito (facoltativo)




        AccettoRifiuto Biblioverifica   GDPR Privacy_Policy





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        Come posso inviare le richieste di biblioVerifica?

        Puoi indicare dati e informazioni oggettivamente verificabili qui

          #Free Social reference online: AMBITO
          —Seleziona un'opzione—Ambiente Territorio EnergiaBeni Servizi ArtigianatoDiritto e normativeEconomia Lavoro AgricolturaFinanza Imprese BancheInternet Mass media InformazioneIstruzione Cultura RicercaPopolazione PrevidenzaSalute Medicina SanitaTurismo e sportUrbanistica Edilizia TrasportiALTRO










          Le nostre strategie sono disponibili su
          https://biblioverifica.altervista.org/tag/strategie/


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          Cosa viene sottoposto a biblioVerifica?

          noi verifichiamo solo i dati e i fatti tracciati da fonti istituzionali certificate a livello nazionale o internazionale, non giudichiamo le opinioni: divulghiamo strategie e strumenti per il fact checking autonomo da parte del cittadino


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          Chi paga e chi finanzia il blog? Esistono quote associative o tariffe?

          Il blog non ha finanziatori, non ha sponsor, non ha fini di lucro, non riceve fondi pibblici o privati.

          Nessun biblioVolontario richiede pagamenti ai cittadini, tutti i contenuti sono gratuitamente fruibili in pubblico dominio.


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          Come posso diventare biblioVolontario? Quale impegno mi viene richiesto?

          Ogni redattore e’ un bibliovolontario, quindi sceglie quando e come produrre contenuti (almeno 3 post in 12 mesi), sceglie autonomamente cosa divulgare e in quale forma (video, slide, infografica, tutorial, ecc…), tutto senza finalita’politiche o di lucro.

          Compila il modulo https://biblioverifica.altervista.org/bibliovolontari/
          se hai i tre REQUISITI:

          1) lavorare (o aver lavorato almeno 5 anni) come bibliotecario o archivista
          2) utilizzare almeno due canali social
          (ad.es. instagram o facebook o linkedin o twitter)
          3) contribuire a titolo volontario con almeno 3 post all’anno, senza finalita’ di lucro o politiche

          Ti abiliteremo come autore del blog, come redattore/redattrice potrai condividere autonomamente e liberamente FONTI – STRUMENTI – STRATEGIE di ricerca e verifica di DATI! Non verifichiamo le opinioni, ogni indicazione che fornirai non sara’ sottoposta a giudizio di altri redattori, ma sara’ di pubblico dominio su Internet. Ogni redattore e’ personalmente responsabile (civilmente e penalmente) dei contenuti divulgati.


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          Chi gestisce e approva i contenuti del blog?

          Il blog non ha proprierari, non viene gestito da enti, associazioni o aziende.
          Ogni redattore/redattrice condivide autonomamente e liberamente FONTI – STRUMENTI – STRATEGIE di ricerca e verifica di DATI! Non verifichiamo le opinioni, ogni indicazione non e’ sottoposta a giudizio di altri redattori, ma e’ di pubblico dominio su Internet. Ogni redattore/redattrice e’ personalmente responsabile (civilmente e penalmente) dei contenuti divulgati


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